“ Si scrive ciò che si sente e si vive. Si scrive con tutto il proprio essere. E’ la sola maniera di essere onesti, di essere se stessi”.

Ivy Compton-Burnett

BIBLIOGRAFIA



  
Alina Rizzi è nata a Erba (CO).
Giornalista pubblicista dal 1991, si dedica da sempre a realizzare iniziative rivolte alla valorizzazione del mondo femminile. Attualmente collabora col settimanale F e il mensile NaturalStyle (Cairo Editore) e con il settimanale Confidenze (Mondadori)
Mail: alinarizzi333@gmail.com
Ha vinto premi letterari e pubblicato in diverse antologie.
Ha lavorato per le Case Editrici Mariotti, De Agostini, De Vecchi, Lietocolle.
Diplomata in arteterapia nel 2011, ha tenuto corsi di scrittura autobiografica e laboratori artistici.
Il suo blog:  costruzionivariabili.blogspot.it

BIBLIOGRAFIA

1998 AMARE LEON romanzo (Pizzo Nero Borelli, da cui il regista Tinto Brass ha tratto il film “Monamour”)

2000 RITRATTI  racconti (Edizioni ConTatto)

2001 ARDERE SPARGENDO poesia ( Edizioni Pulcinoelefante)

2002 ROSSOFUOCO poesia (Lietocolle)

2003 HIC ET NUNC poesia ( Edizioni Pulcinoelefante)
           
2004 IL FRUTTO SILLABATO poesia ( Edizioni Dialogo)
    -   PASSIONE SOSPESA  romanzo ( Pizzo Nero Borelli)
    -   ORIENTE poesia  (Edizioni Pulcinoelefante)

2005 DIO E LA BAMBINA  poesia (Quaderni di Orfeo)   
   -     COME BOVARY romanzo (TravenBook)

2006 TU SEI UNO poesia (Signum Edizioni d’Arte)

2008 FROM MOGADOR poesia ( Edizioni Dialogo).

2010  DONNE DI CUORI  romanzo (Rusconi Libri)
    -    AMARE LEON  romanzo (Rusconi Libri, ristampa)
    -    E VENNE IL TEMPO  poesia (Edizioni “Alla pasticceria del pesce”)

2011 LA DANZA MATTA  poesia 2000 - 2010 ( Ismecalibri)

2014 SCRIVIMI D’AMORE romanzo (Leone Editore)
-       BAMBINO MIO. Quello che le madri non dicono racconti (Ed. Il Ciliegio)
-       IO SO poesia (Edizioni Alla Pasticceria del Pesce)

2015 PELLE DI DONNA (Bonfirraro Editore)
2016 ARITMIE poesie ( New Press) 
2020 GENTE CHE SE NE VA  poesie (Editrice Puntoacapo)


Ha curato le seguenti Antologie:
- IL SEGRETO DELLE FRAGOLE, POETICO DIARIO (Lietocolle, 200)
    - DONNE DI PAROLA poesia ( TravenBook, 2005)
    - CANTI DI VENERE  racconti (Pizzo Nero Borelli, 2005)
    - POETE DI-VERSI  poesia (4press Editore, 2007).


Ha partecipato con propri scritti alle seguenti antologie:
 In prosa
-         LA DONNA PERFETTA in NATE A LAVORARE (Girasole, 2000)
-         PARLAMI D’AMORE in SCRITTORI PER CASO (Ed. Ulivo, 2003)
-         NEL DESERTO in LENTAMENTE MUORE CHI NON VIAGGIA (Travenbooks, 2004)
-         PARLAMI D’AMORE in L’ALTROLARIO (Editoriale Como, 2004)
-         MARIA in AUTOBAHN (Travenbooks, 2005)
-         ANDROMEDA in TUA CON TUTTO IL CORPO (Lietocolle, 2005)
-         ONDE in STORIE DI DONNE (Comune di Arco, 2006)
-         LA LETTERA DI VER’SKA in STREGHE E FATE ( Keltia Editrice, 2007)
-         OASI in CONCORSO CITTA’ DI TRENTO (Ibiskos, 2007)
-         NINNA NANNA in STORIE DI DONNE (Comune di Arco, 2010)
-         MADRE LINGUA in LINGUA MADRE 2010 (ed. SEB)
-         NATASCHA E IL LUPO drammaturgia in IO E L’ALTRA ( Edizioni Joker, 2010).
-    COSTRUZIONI VARIABILI  in LA DOLCE VITA, Contemporary Italian Erotica by Women     (Running Press, Philadelphia, 2013)
-     LA MIA MANO in LINGUA MADRE 2014 ( ed. SEB)
-    TUTTI I MIEI CARI in DIALOGARE (Edizioni Ulivo, 2016)
-    FAVOLA in IL GIRO DEL LAGO IN 40 RACCONTI (Carlo Pozzoni Fotoeditore 2018)
 
In poesia
-         LA NOTTE E’ IL MIO GIORNO PREFERITO (Girasole, 2003)
-         IL SEGRETO DELLE FRAGOLE (Lietocolle, 2001)
-         BACI ARDENTI DI VITA (Lietocolle, 2001)
-         POETI A COMO (Dialogolibri, 2002)
-         DI-VERSI (Dialogolibri, 2004)
-         TI BACIO IN BOCCA ( Lietocolle, 2005)
-         DI-VERSI (Dialogolibri, 2005)
-         POESIA D’AMORE AL FEMMINILE (Ta.Ti. 2006)
-         COMO, PAROLE E SEGNI (Dialogolibri, 2006)
-         POESIA EROTICA CONTEMPORANEA (ATIeditore, 2006)
-         IL SUONO DEL SILENZIO ( Ta.Ti. 2007)
-         L’AMORE DALL’A ALLA Z (Puntoacapo Editrice, 2014
-     IL FIORE DELLA POESIA ITALIANA (Puntoacapo Editrice, 2016)
-     LUNARIO DEI DESIDERI (DiFelice Edizioni, 2019)
-     IL FIORE DELLE LACRIME (Puntoacapo Editrice, 2020)

MOSTRE ED ESPOSIZIONI
Nov. 2007 – “Dire, fare. Baciare”, mostra personale – Spazio Maspes, Como
Feb. 2007 – “Taccuini d’artista”, esposizione collettiva – Ass. Culturale Le Arie del Tempo – Biblioteca Berio Sala Lignea, Genova – e Stedeljke Akademie voor Beeldende Vorming -Harelbeke, Belgio
Apr. 2008 – “Where I come from”, esposizione collettiva taccuini d’artista – Fondazione Andrè Demedtshuis (Wielsbeke) e Stedeljke Akademie voor Beeldende Vorming (Harelbeke) - Belgio
Mar. 2009 – “Un segno per il clima” esposizione stendardi a cura Ass. Sitart – Ingresso Museo Storia Naturale, e poi Piazza dei Mercanti – Milano
Apr. 2008 – “Alt! Il corpo è mio” esposizione collettiva – Galleria Quintocortile - Milano
Apr. 2008 – “Letture a fuoco lento”, esposizione opere di 5 artisti – Villa Greppi – Monticello (LC)
Giu. 2008 – “Poesie e quadri”, mostra personale – Libreria Punto Einaudi – Como
Giu. 2008 – “Fuoco”, esposizione collettiva – Sede Ass. culturale Le Arie del Tempo - Genova
Ott. 2008 – “La passione per il delitto”,esposizione di 5 artisti – Villa Greppi – Monticello B. (LC)
Mar. 2009 – “Lettere”, esposizione collettiva – Ass. culturale le Arie del Tempo – Biblioteca Berio Sala Lignea. Genova
Giu. 2009 – “I diritti negati”, partecipazione alla performance dell’artista pakistana Maimuna Froze-Na – Anteprima Biennale - Venezia
Ago. 2009 – “Lettere”, (come sopra) – Biblioteca Sormani – Milano
Mar. 2011- “Cambio disco”, esposizione collettiva di vinili elaborati da artisti organizzata dall’Ass. culturale Siviera - Villa Giulia – Pallanza (VB)
Mar. 2011 – “Femminili intrecci”, mostra bi personale con Marisa Cortese – Casa Morandi – Saronno
Apr. 2012 – “Donne 2.0. Sguardi contemporanei sul mondo femminile” – mostra fotografica collettiva- Accademia di Belle Arti GALLI - Como
Mag. 2012 – “Secret Box”, esposizione collettiva organizzata dall’Ass. Culturale Siviera – Villa Giulia – Pallanza (VB)
Mag. 2012 – “Una foto per Matany”, mostra fotografica collettiva per la raccolta fondi destinata al Matany Hospital in Uganda. – Billa Brambilla – Inzago (CO)
Giu. 2012 – “Guerra e Pace” , Mostra Internazionale del Libro d’Artista. Zverev Center of Contemporary Art – Mosca (Russia)⧫
Sett. 2012 – “Guerra e Pace” ( come sopra) – Tula e poi Restov Na Donu – (Russia)
Apr. 2018 - "Diamoci un taglio"  mostra collettiva Municipio di Sormano (CO)
Sett. 2018- Artisti per LA PROVINCIA  mostra collettiva Municipio di Sormano (CO)
Mar. 2019- Volti di donna - personale presso BemVivier - Corsico
Apr. 2019-  Le stanze delle meraviglie - Collettiva- Villa Giulia - Verbania
Giu 2020- Simposio d'arte internazionale Sormano (CO)


ESPOSIZIONI DE “LA COPERTA DELLE DONNE” ideata, progettata e assemblata da Alina Rizzi.
Ago. 2008- Galleria La Tessitura - Como
Nov. 2008- Spazio Scopricoop – Milano
Dic. 2008- Quarta Fiera Internazionale del Libro d’Artista – Mosca – (Russia)
Mar. 2009- Camera di commercio, Sala del Bergamasco – Genova
Nov. 2009- Ex Ateneo – Bergamo Città Alta
Dic. 2009- Servizio televisivo su RAI 3 – nel programma “Alle falde del Kilimangiaro” condotto da Licia Colò. Intervista ad alina rizzi ed esposizione della Coperta in studio.
Mag. 2010- Associazione Culturale Siviera – Sala Unione Industriali – Intra Verbania
Giu. 2010- “Per mano di donna”, sede della Fondazione Cocchetti – Cemmo di Capo di Ponte (BS)
Ago. 2010- “ Incontro Multiculturale Sale e Spezie” - Sala Comunale – Sale Marasino (BS)
Ott. 2010- Chiesa del Suffragio – Travagliato (BS)
Mar. 2011- “Femminili intrecci” – Casa Morandi – Saronno
Set. 2011- Palazzo comunale – Castelmarte (CO)
Mar. 2012- “Per le donne che hanno cura del mondo” – Camera di commercio - Grosseto
Sett. 2013- Biblioteca Chiesa Rossa - Milano
Nov. 2013- Associazione D COME DONNA - Segrate
Marzo 2014- Centro Congressi Medioevo - Olgiate Comasco (CO)
Marzo 2016- Palazzo Comunale di Lambrugo (CO)
Settembre 2016 - "La città visibile" al Cassero Senese - Grosseto
Marzo 2017- Palazzo Comunale- Arcore (MI)
Luglio 2017- Villa Meda- Casatenovo (MB)
Novembre 2018 - Sala Consiliare Municipio di Triuggio (MB)
Novembre 2019 - Casa delle Arti, Spazio Alda Merini (Milano)


Riguardo l'opera di Alina Rizzi:

dal sito LADOMIR di Eugenio Alberti Schatz:
"Una frase di Graham Greene ha colto talmente nel segno da diventare un aforisma celebre: lo scrittore deve serbare ‘una scheggia di ghiaccio nel cuore'. La scrittura di Alina Rizzi ha occhi di ghiaccio per narrare di eros e di morte. Ha pubblicato raccolte di poesie e romanzi, dalla sua prova d'esordio Amare Leon Tinto Brass ha tratto il film Monamour (2005, distribuito però solo in Francia): una storia che ha per palcoscenico il Festival di Letteratura di Mantova. Alina Rizzi collabora con riviste e giornali, ha curato interessanti ‘volumi pratici' come il Dizionario completo dei nomi, Il linguaggio dei fiori e Come salvare un matrimonio in crisi. L'inedito Oasi si spinge su un terreno tabù, ricostruendo la scena di un delitto indicibile con un linguaggio piano, familiare. Sarebbe interessante che scrivesse lo stesso racconto dal punto di vista del marito – come ha fatto Clint Eastwood con il dittico Flags of Our Fathers e Lettere da Iwo Jima, e prima di lui Eschilo con I Persiani, seppure nella vicenda moderna di Alina Rizzi le due facce della medaglia siano identiche: tutti perdenti. L'8 marzo 2007 Oasi ha vinto il primo premio del Concorso letterario Scrittura femminile Città di Trieste, dunque non è più un inedito, ma quando Alina ci aveva inviato il testo ciò non era ancora successo.
Il racconto è illustrato da 6 tavole di Kito Amarilla che ci arrivano dall'Argentina (Mar del Plata) grazie all'amorevole mediazione di Juan Benassi, amico da tanti anni e attento non solo alle cose prosaiche della vita. Kito, di formazione scenografo e disegnatore, ha insegnato nelle scuole elementari e superiori ma si è anche 'sporcato le mani' insegnando attività artistiche nei quartieri, ai privati, a un gruppo di adulti con handicap neurologici... Una traiettoria engagè tipicamente sudamericana, o così ci sembra vista da qui. Segno spezzato, netto, che trasforma gli uomini in burattini, o tratti pastello che slavano e affumicano, rendendo le forme inafferrabili. Le figure umane colte nel loro spasimo, nel loro espressionismo, senza pudore rispetto ai momenti di turbamento estremo, ci sembrano imparentate con il racconto di Alina Rizzi. L'uomo è burattino nel teatro che altri uomini hanno voluto e costruito, tutti seguiamo il copione, e solo a pochi è concesso di non essere strattonati di continuo da strane entità che si muovono al buio sopra di noi, indossando il dolcevita nero – vuole la leggenda – così caro agli esistenzialisti francesi."

Riguardo la poetica di Alina Rizzi,  Marco Ercolani scrive in "Occasione di passioni":
 «Ti ho dipinto un inverno/ di pane e comete/ di terre sventate». Così Alina Rizzi presenta al lettore, in questo libro, la sua poesia sensuale, fluente, surreale. «Nessun commento/ oltre la soglia sbarrata dal buio/ nato nel sonno/ e impregnato di giorno». Una poesia «nata nel sonno» e che vuole «impregnarsi di giorno» è una poesia che ha profonde radici nei fenomeni diurni e notturni della vita. «Mi vuoi col capo obliquo/ ristabilito dai giorni muti/ con le mani impazienti battuto/ da un ritmo di occhi chiusi miocardico/ e musicale». Questa poesia ha il suo palpito interno in una sorta di spericolata, rischiosa follia d’amore. «Esiste un nido/ davvero troppo alto da accudire/ dietro scudi di parole ben cucite/ spericolate». La parola è inadeguata a custodire quel nido interno. E’ flusso, emorragia, perdita, e non ce la fa a proteggere nulla. Si disperde, si effonde. Un lungo e variato canzoniere amoroso è questo libro di poesie dove Alina Rizzi raccoglie quasi il corpus intero della sua produzione, un libro- costellazione di frammenti lirici, un “frutto sillabato” che attraverso “la danza matta” delle parole si inventa una carnale e aguzza presenza, un azzardo felice, un desiderio mai saziato di ulteriorità.
«Il poeta si augura di/ svolgere il profilo delle forme/ di/ abitare la pelle più sottile/ e ritrovare i giorni le canzoni/ intatti tra le tue mani». Abitare la pelle, svolgere le forme, è l’ambizione, complessa e conflittuale, di Alina, che spesso intona canzoni di un amore doloroso, scucito, lacerante. «Impunemente/ a rovistare le macerie/ negando il fuoco/ meticolosamente ripristinare/ sopra le braci non ancora spente/ come passasse il tuo dolore/ dalle dita le ossa/ come passasse». Gli esiti più felici di questa poesia sono le figure sospese di questa straziata scena amorosa. La poesia abita “gli interstizi del pensiero”, affonda in un canto che parla di “appunti e deliri”. Affiora spesso, nel poeta, un’enfasi del dire, si parla di “maremoti”, di “detriti sulle sponde abitate”, di paesaggi apocalittici, di un fuoco che distrugge e non salva. «Ardere spargendo/ le ceneri dei giorni/ non ancora avuti».
Poesia amniotica, palpitante, effusiva, quella di Alina Rizzi, con aloni simbolici e surreali, che si svolge tutta a «latitudini notturne», che dissolve il paesaggio esterno e interno in quello che spesso diventa un rogo, un ardere fisico/metafisico.
Ma talvolta il poeta si sorprende a meditare riflessioni più astratte. «Obliqua la lingua batte/ dove le regole allo specchio/ dietro lo specchio incrina/ le forme dall’acqua/ levigate». Oppure lavora su certe immagini più lente, più malinconiche, intrise di un surrealismo pacato che ricorda André Delvaux: «l’acqua ad infiltrarsi/ lentamente nelle crepe/ statue/ coi piedi immersi/ attenderemo altrove». Poi, però, ritorna la voce di una danza erotica, disperata, palpitante, guerriera: «sognare a giorni alterni/ le mani attorno ai polsi/ la forza di un comando/ circoscritto all’abbandono»; e il leggero, affilato, scintillante, linguisticamente giocoso canto d’amore: «chiamami/ chiedimi/ chiudendo fuori in/ chiostro nostro/ chiarendo/ chiaroveggendo/ chimere o/ chiavistelli/ chinato su di me/ chiosata non più/ chiusa da/ chiunque/ chiesta in/ chiodata/ chioccolante e/ chiaroscura/ dunque/ chiacchierata eppur più/ chiara in te/ chiarita»
Poi, ancora una volta, ritorna l’ombra scura, densa: «Specchio di creta/ l’assenza modella:/ lacrime e fame/ lo scavo accurato/ del tuo volto distratto».
Poesia femminile, quella di Alina Rizzi, ricca di umori, di sangue, di liquidi densi, di grassi orologi, surreale e carnale. Ma anche esposta all’incontro, all’occasione, al dettaglio intimo. Ora brevissima, ora poematica. Legata alla situazione vissuta - dentro e fuori - piuttosto che alla risonanza delle parole. Poesia di violenza surreale, che spesso fatica a trattenere questo empito a esplodere, a bruciare, a dissolversi.
Ma il poeta tenta anche cuciture, guarigioni. Confessa, di sé: «Non ho mai avuto tre anni e voglia di ridere». La sua voce è «Dentro un canto, quel canto più audace/ dei resti abbaglianti in cui affondo/ polverosi i passi/ già persi del ritorno». Alina Rizzi è come stordita dalla poesia, si effonde, si fa catturare, talvolta eccede nel confessare emozioni e palpiti. Ma questa voluta disattenzione fa parte di una poetica fluida, emorragica, che travolge e dissemina, non curandosi troppo di limiti e codici definiti.

Dal volume "Vertigine e misura", appunti sulla poesia contemporanea, di Marco Ercolani (ed. La Vita Felice, 2008):
"Molti autori di versi, grazie alla tecnica discreta e alle canoniche letture, sono in grado di scrivere una buona poesia. Ma di tecnici virtuosi e impeccabili, capaci di scrivere una buona poesia, di questa moltitudine di individui muniti di tastiera che legittimano la propria esistenza poetica con i versi mostrati nel web e commentati dall’amico di turno, non c’è alcun bisogno. Sono significativi quei poeti che, nel microcosmo delle loro parole, nella torsione di quella frase e nella scelta di quel lessico, non si accontentano di realizzare un testo compiuto o decoroso, ma sono immersi, spesso sommersi, nella percezione di un mondo pensato, ricreato, distrutto, attraverso il corpo delle frasi, il succo delle sillabe, la linfa della sintassi; e in quella percezione, spesso anomala, travolta dalla meraviglia e dall'eccesso, incontrano il destino - fisico, testuale - delle parole che hanno scelto, il modo con cui le hanno allineate sul foglio, «acerbo ancora il gusto/ di un frutto sillabato» (Alina Rizzi). Non serve distrarsi nei giochi sperimentali della lingua, ma occorre mettere la propria parola in gioco, scommettere le forme del mondo sulle sue diverse apparizioni e combinazioni, fedeli a quella che Cristina Campo definisce «una parabola del poeta, questo nemico involontario della legge di necessità». Su questi “teatri” di parole cala spesso, con grazia imperscrutabile, il silenzio di catastrofe invocato da Rimbaud: «Un rayon blanc, tombant du haut du ciel, anéantit cette comédie». Ma è una catastrofe della cui imminenza si può sempre parlare.
Ritorna, dominante, la riflessione di Robert Musil, secondo cui il poeta non è né il folle né il veggente né il bambino, ma “l'uomo che bada alle eccezioni”. Resta aperta la domanda: se “il poeta debba essere un figlio del suo tempo o un procreatore dei tempi”. La risposta è tautologica: il poeta crea il suo tempo e, creandolo, vibra in sintonia con chi lo ha preceduto e con chi lo seguirà, non essendo contemporaneo a nessuno."

Corpo, pelle, scrittura, bellezza, anima e malattia”: che riflessioni trai da queste suggestioni poetiche?
Dalla rivista OLTRE IL GIARDINO,  24 aprile 2015
Testo di Mauro Fogliaresi


Ci sono persone, come me, come noi, che scrivono perché non possono farne a meno. Per un’urgenza che è addirittura fisica, come quella di mangiare, respirare, dormire. La scrittura può entrare dentro un corpo e diventarne l’ossatura, impregnarne la vita e la vitalità, rendersi salvifica nelle crisi più profonde. La scrittura è parte di me, per questo tutto ciò che vivo si trasforma in parole. In caso contrario, è come non avessi vissuto. Allora le emozioni del corpo si fanno parola, il dolore deve essere detto e poi affrontato, la malattia è sostenuta dai versi. Se non scrivo io non esisto, è molto semplice. E, viceversa, ogni istante di vita me lo ritrovo scritto sul corpo, sulla pelle, o sotto la pelle, al buio.
Certo ti va stretta la definizione di scrittrice erotica (anche se di successo), ma il tuo percorso personale come ti ha portato dal narrare dei sensi del corpo all’arte legata al disagio della mente?
Non mi considero una scrittrice erotica perché ho scritto anche libri non erotici, in egual misura. Ma il corpo è importante nella mia vita, come in quella di tutte le donne. E io ho avuto bisogno di raccontarlo, soprattutto quando era attraversato da emozioni e sensazioni forti, impetuose, che faticavo a razionalizzare. Del resto la scrittura serve proprio a questo: a mettere ordine, a comprendere meglio, a creare priorità. Ma il corpo lo si può vivere in tanti modi e forse io l’ho vissuto con dolore, per tante ragioni. Raccontare mi ha aiutata a guardare in faccia il dolore e il mio corpo, a vederlo per quello che è, e ad amarlo così come è. Nei giorni buoni, ovviamente. Nei giorni meno buoni il conflitto è sempre lì, pronto a manifestarsi con tutti i sintomi del dolore più acuto, il dolore della mente.
Come non essere attratta, quindi, dalla psicologia, dalla psichiatria, dall’arte dei folli, dall’arte che viene dal dolore della mente? È anche la mia terra, il mio rifugio, il luogo in cui mi nascondo quando il mondo diventa incomprensibile. Conosco la lingua del corpo e la lingua dei folli, a volte quasi si intersecano, e non posso fare a meno di scriverne.
LA TERAPIA DEL DIARIO
dalla rivista OLTRE IL GIARDINO, aprile 2015
intervista di Mauro Fogliaresi
La scrittura è terapeutica. Su questo punto ormai sono concordi medici e psicologi. Tenere un diario è consigliato a chi segue un percorso di psicoterapia, ma non solo. È consigliato anche a chi segue una dieta. A chi ha problemi di coppia, a chi soffre di dipendenze varie: dal cibo, all’alcool, allo shopping compulsivo. Il diario serve a monitorare i propri stati d’animo, le emozioni, le rabbie, i pensieri che non si possono esprimere a voce alta. Serve per creare un fil rouge tra i giorni, così che non vadano dispersi o non li si senta distaccati gli uni dagli altri, avulsi dalla propria vita, dal proprio progetto. Serve soprattutto perché il pensiero scritto diventa “vero”. Le paure scritte diventano guardabili (leggibili). Le insicurezze riportate sulla carta possono essere affrontate con più calma e meno angoscia. La rabbia trova un luogo dove depositarsi per essere accolta.
Il dolore scritto non è meno doloroso, ma più accettabile, comprensibile a volte.
La poetessa americana Anne Sexton, negli anni Settanta del secolo scorso, forse non sarebbe mai diventata famosa se il suo psicologo, per aiutarla a superare la depressione di cui soffriva, non le avesse consigliato di scrivere poesie. Lei accettò il consiglio e la cosa la coinvolse tanto che decise di frequentare un corso specifico di poesia con Robert Lowell. In quegli anni la poesia confessional, cioè la poesia che racconta di sé, della propria vita, della propria esperienza, era una novità apprezzata e Anne Sexton si trovò a recitare davanti a centinaia di persone i propri versi e il proprio dolore. Il suo malessere divenne quindi esprimibile e condivisibile, e forse per qualche tempo meno intenso o comunque gestibile. Al momento in Italia esistono diversi corsi di scrittura terapeutica. È bene non confonderli con quelli ancora più numerosi di scrittura creativa, che mirano sostanzialmente a insegnare come scrivere un buon testo in prosa: romanzo, racconto o poesia. Dove si pratica la scrittura terapeutica non è importante scrivere bene e la grammatica non viene neppure nominata. Quello che conta è imparare a esprimere ciò che si prova attraverso le parole scritte. E poiché non per tutti è facile e immediato, si offrono spunti, esercizi, argomenti su cui lavorare, per imparare a fare ordine tra i propri pensieri. Scrivere, fondamentalmente, è un modo per ricordarsi di sé. Anche nel caos estremo è possibile trovare una chiarezza di fondo che è, appunto, seguire la propria voce. Si può scrivere come respirando, spontaneamente, tranquillamente, lasciando fluire le parole senza l’ansia di sapere dove ci condurranno. Fiduciosi che troveremo un nostro ritmo interiore. È così che la scrittura diventa una necessità, che giorno dopo giorno riflette, osserva e commenta ciò che sta dentro e ciò che sta fuori. Se poi subentra un desiderio di condivisione, allora il laboratorio, il gruppo, è il luogo in cui proporsi senza il timore di un giudizio, al contrario di ciò che avviene nei Blog, i nuovi diari virtuali che affollano internet, dove tutti hanno da dire, raccontare, commentare pubblicamente, e si aspettano una risposta o quantomeno di essere letti da quanta più gente possibile.
Esperienza personale
Nella primavera del 2009 ho tenuto un corso di scrittura biografica dedicato alle donne e improntato sui diari di scrittrici molto note. Gli incontri di gruppo (eravamo in cinque) prevedevano cinque incontri settimanali, ma i risultati sono stati così soddisfacenti che abbiamo chiuso il laboratorio dopo undici. Ciò che è stato fondamentale per me, che amo e lavoro con le parole, è stato poter trasmettere la mia esperienza di scrittura terapeutica, a cui mi sono sempre affidata nei momenti più bui della vita. Le donne che hanno partecipato non avevano mai tenuto un diario e non sapevano se lo avrebbero fatto in seguito: desideravano più che altro sperimentare e conoscere i diari di altre donne. Ebbene, credo abbiano avuto ciò che cercavano e qualcosa di più. Alla fine tutte tenevano il loro diario e so che nel tempo hanno proseguito. In due casi soprattutto ho notato il valore liberatorio del lavoro svolto. Il diario è diventato necessario, perché le cose che si scoprivano scrivendo erano sorprendenti. Sul quaderno sono apparsi pensieri, sentimenti, delusioni che non avevano mai varcato la soglia delle labbra. Ciò che pareva indicibile è diventato possibile e reale sulla carta.

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